Ugo Tognazzi è stato uno dei più grandi attori, registi e sceneggiatori del cinema italiano che hanno appassionato i fan del settore e conquistato anche Hollywood. Dell’artista abbiamo imparato ad amare i film, le storie raccontate e anche i personaggi interpretati ma, una volta spente le telecamere, Ugo Tognazzi aveva anche un’altra passione… ovvero quella per la cucina che ha raccontato uno dei figli, ovvero Gianmarco Tognazzi.
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Il cinema italiano negli anni ha donato al pubblico non solo grandissimi film, ma anche artisti che con il loro talento hanno conquistato sia la nostra nazione che anche il mondo stellato a Hollywood. Nella lunga lista delle star, non a caso, troviamo lui Ugo Tognazzi che ha incantato i fan con pellicole che oggi sono diventati dei veri e propri classici della cinematografia come appunto Il vizietto o La grande abbuffata.
Oggi a tenere banco nel mondo del web troviamo le dichiarazioni rilasciate dal figlio Gianmarco Tognazzi in occasione di una lunga intervista rilasciata a Cook del Corriere della Sera.
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Come abbiamo avuto modo di spiegare precedentemente, però, a raccontare una veste diversa di Ugo Tognazzi è stato il figlio Gianmarco, protagonista della serie Speravo de morì prima dedicata a Francesco Totti nel quale l’artista interpreta il tecnico Spalletti.
L’attore in una recente intervista rilasciata a Cook, Corriere della Sera, Gianmarco Tognazzi ha raccontato un inedito del padre Ugo: “Il suo desiderio profondo e autentico è sempre stato quello di concedersi. Amava condividere, anche sé stesso. Prenda le cene: erano veri e propri happening. Papà si muoveva tra i fornelli con una disinvoltura rara: la cucina era per lui il più naturale dei set perché attraverso il buon cibo, di cui era estimatore e che lui stesso preparava, offriva un pezzetto di sé agli altri affinché chiunque potesse goderne. E quel momento di spartizione non si esauriva con l’atto del consumare”.
Tognazzi, inoltre, conclude dicendo: “A pasto terminato, dopo il convivio, lui apriva la fase del responso, del giudizio, dell’approvazione, della critica, dello screzio. Col tempo ho capito che la gran parte di quei momenti era il suo generosissimo modo di offrirsi a tutti coloro verso i quali provava affetto sincero. In casa nostra, nella campagna di Velletri, dove concentrava tutto ciò che gli stava a cuore: la famiglia, gli amici, i compagni di copione con i quali poi nascevano idee uniche e straordinarie. Merito anche dei fumi dell’alcol”.
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