Cosa sta avvenendo ormai già da molti anni in merito al caso delle acque Uliveto e Rocchetta. La situazione è decisamente seria.
Uliveto e Rocchetta, la società che detiene la proprietà dei due noti marchi di acqua in bottiglia è da anni al centro di polemiche per via di accuse di veicolare messaggi non corrispondenti al vero in merito alla salubrità di questi prodotti.
Entrando più nel dettaglio, viene contestata alla società Cogedi l’utilizzo del motto “acque della salute” in quanto non ci sarebbe nulla di concreto atto a giustificare la cosa. Per Uliveto e Rocchetta le certificazioni che compaiono negli spot pubblicitari non avrebbero validità scientifica riconosciuta.
Infatti la firma sarebbe quella di società praticamente sconosciute, come riporta Il fatto alimentare. Che fa anche alcuni esempi, citando non solo le pubblicità che compaiono in televisione ma anche quelle presenti su importanti quotidiani nazionali.
Il titolo di “acqua della salute” attribuito ad Uliveto e Rocchetta e reclamizzato da anni da parte di Cogedi sarebbe da ricondurre alle varie Sia (Società italiana di urologia dal 1908), SIDeMast (Società italiana di dermatologia SIDeMast dal 188) ed Associazione urologica per la calcolosi urinaria.
Uliveto e Rocchetta, Cogedi persevera: “Agcm e Iap nulle”
Forse non molti sanno che è da 19 anni, dal 2004 in poi, che vari organi di controllo sulla correttezza delle pratiche pubblicitarie hanno più volte redarguito CogedI. E hanno chiesto diverse volte a quest’ultima di mettersi in regola.
Iap (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) ed Agcm (Autorità garante della concorrenza e del mercato) hanno comminato interventi di censura ed anche multe per un totale complessivo ad oggi di 110mila euro.
Tutto ciò è sottolineato da Il fatto alimentare. Assieme al persistere di Cogedi ed al suo avvalersi di importanti testimonial. In passato si annoveravano Alessandro Del Piero, Elena Santarelli, Denise Tantucci, Maria Grazia Cucinotta, ed ora è la volta di Michelle Hunziker.
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Le censure che si sono susseguite nel corso degli anni hanno avuto giustificazione dal fatto che, in base agli organi giudicanti, si presentava la necessità di dovere intervenire urgentemente. Per quali motivo? Per impedire che alcuni aspetti sui quali si faceva leva negli spot potessero fare pensare ai consumatori qualcosa di non corrispondente alla verità.
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E cioè che le due acque possedessero delle proprietà terapeutiche ed una superiorità che di fatto non le sono attribuibili, nelle vesti di mero prodotto alimentare. E ciò che è altrettanto grave, sempre secondo Il fatto alimentare, è che non ci sia la necessaria incisività per fare si che le sentenze di Agcm ed Iap vengano rispettate.
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Cosa inaudita anche alla luce del fatto che sono solo questi due gli organi preposti al controllo sulla pubblicità ingannevole.