La produzione di vino è in crisi tremenda, non capitava da decenni ma le cause sono del tutto inedite e tremende.
La produzione di vino è in crisi come mai era accaduto in tempi recenti. Per conoscere la prima, grossa carenza in termini produttivi occorre tornare indietro nel tempo addirittura al 1961, quindi a più di sessant’anni fa. Quando tra l’altro le dinamiche nel comparto non erano certo quelle attuali. Perché poi nei decenni successivi le modalità e le quantità che riguardano la produzione di vino a tutte le latitudini sono andate aumentando in maniera esponenziale.
Ma purtroppo adesso stiamo vivendo giorni bui da questo punto di vista. Con la produzione di vino in crisi al pari di tante altre situazioni analoghe. Dalla fine del 2021, ed in maniera assai più marcata dall’inizio del 2022, abbiamo vissuto la crisi energetica, l’aumento dei prezzi e l’inflazione. Tanto per motivazioni politiche ed economiche sfavorevoli quanto per la conclamata e controversa situazione che riguarda il cambiamento climatico.
Ci sono trasmissioni televisive che negano la cosa, ma andare al mare fino ad ottobre inoltrato e stare a maniche corte quando siamo prossimi alla metà di novembre rappresentano delle conferme in merito a ciò. Senza dimenticare le grandinate tremende avvenute nel cuore dell’estate.
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Il cambiamento climatico c’è, è stato dimostrato da numerosi enti scientifici in tutto il mondo ed è necessario fare qualcosa per rallentarlo. Perché può condizionare in maniera estremamente negativa l’economia. La crisi della produzione mondiale di vino ne è una conseguenza lampante, come dichiarato dalla Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino.
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La quale ha confermato anche che a distruggere i vigneti sono state le gelate invernali, la siccità e le forti piogge, anche fuori stagione. Una zona particolarmente colpita del globo è risultata essere l’Unione Europea, all’interno della quale la produzione di vino è scesa moltissimo. Si tratta di un’area dalla quale deriva il 60% del vino diffuso in tutto il mondo. Per quanto riguarda l’Italia, il calo è del 12%. Ed il Cile, che è il più grosso produttore mondiale, ha visto un calo del 20%. Per una situazione che è assolutamente negativa.
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