Perché non è possibile aprire un ristorante a Napoli, con la decisione che è giunta adesso e che sarà operativa nel giro di pochi giorni.
Ristorante a Napoli, in quanti hanno fatto questa ricerca in vista di una visita nel bellissimo capoluogo della Campania? Ce ne sono tantissimi sia sul lungomare che nel centro storico, tutti quanti pittoreschi e caratteristici, con ognuno capace di distinguersi dagli altri. In ogni periodo dell’anno ci sono turisti estasiati dalla città partenopea. Sia per le tante bellezze che ha da offrire che per l’accoglienza dei napoletani. E poi c’è la cucina…divina!
Un pranzo od una cena in un ristorante a Napoli è una vera esperienza da vivere. Peccato che da adesso in poi non sarà più possibile aprire una attività commerciale in questo campo. La decisione è giunta su delibera ufficiale del sindaco Gaetano Manfredi, e ci sono alcune informazioni che è doveroso specificare riguardo a questa scelta.
Ristorante a Napoli, perché niente nuove aperture
Questa ordinanza del Comune di Napoli riguarda esclusivamente il territorio ritenuto patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. In questo perimetro e per i prossimi tre anni – quindi fino al 2026 – non sarà più possibile inaugurare ristoranti, pizzetterie, kebabberie, friggitorie, rosticcerie, fast food e simili. Si tratta di una misura di tutela nei confronti delle attività storiche ed artigianali già preesistenti.
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La stessa cosa è successa a Roma nel 2022. Ed un altro scopo dettato da una scelta come questa è anche quello di mantenere una più alta vivibilità dei quartieri interessati. Troppi locali finirebbero con il creare con maggiore frequenza dei problemi anche di ordine pubblico. Il divieto a Napoli riguarda la impossibilità ad aprire i locali che offrono alimenti e bevande, produzione, preparazione o vendita di prodotti alimentari.
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La misura è per tutelare la zona coinvolta
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La superficie coinvolta è di circa 1,2 km quadrati. Allo stesso tempo anche gli esercizi già presenti non potranno espandersi. Questa delibera non è frutto solo del Comune di Napoli ma ha visto il parere importante giunto anche da parte della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Napoli e della Regione Campania.
