Arriva la Festa del Papà e con essa la famosa zeppola: non può mancare in tavola per celebrare degnamente questo giorno speciale. Non è semplice farla alla perfezione, ma per chi non ha molta dimestichezza con creme ed impasti, arriva una soluzione ingegnosa ad opera di un noto pastry chef.
La notizia è balzata dalle cronache locali a quelle nazionali in pochissime ore, complice l’assoluta furbizia che anticipa questa iniziativa. Un dolce classico che trae le sue origini dalla storia gastronomica partenopea, ormai è appannaggio di tutta Italia se non del mondo.
Ci sono tantissimi dolci regionali nati per celebrare questo Santo, uno dei più amati della cultura popolare cristiana anche perché associato ad una figura familiare molto speciale. Proprio per questo la nascita di questo dessert conserva una doppia matrice pagana e religiosa, entrambe decisamente curiose ed interessanti.
La ricetta originale della zeppola di San Giuseppe è riportata per la prima volta in un documento ufficiale nel 1800, ma le sue origini risalirebbero addirittura al 1400 secondo alcuni testi che citano tra i dolci preferiti del Viceré di Napoli Juan II de Ribagorza. Come anticipato è però nel Trattato di Cucina Teorico-Pratico di Ippolito Cavalcanti che ritroviamo il procedimento per realizzarla, espressamente in lingua napoletana. La ricetta prevede l’utilizzo di farina, acqua, liquore all’anice, marsala o vino bianco, sale, zucchero ed olio per friggere. In particolare la parte alcolica oggi è completamente assente dalle preparazioni tradizionali, in virtù di una versione più delicata.
Sarà poi Goethe a rivendicare l’usanza di matrice religiosa, raccontando in occasione di una visita nel capoluogo campano l’incontro con i venditori di strada di zeppole fritte. Si tramanda infatti che San Giuseppe per mantenere la famiglia, affiancò al mestiere di falegname quello di venditore di frittelle: una circostanza decisamente improbabile, ma sicuramente romantica. Anche il nome la dice lunga sul legame con il Santo. I puristi della lingua dicono che ‘zeppola’ derivi dal latino ‘serpula’ ovvero serpe, per richiamare la sua forma. Altri invece la associano al termine napoletano ‘zeppa’ ovvero il rappezzo utilizzato dai falegnami per allineare i mobili, con espresso richiamo al mestiere del Santo.
Detto ciò è certo che l’origine di questo dolce delizioso sia napoletana ed è alla ricetta tradizionale di questa regione che tutti si ispirano. Tuttavia non sempre è facile trovare un giusto equilibrio tra pasta choux e crema pasticciera: un contrasto di sapori e consistenze che deve essere perfetto per non rovinare il risultato finale. Proprio per questo la trovata di un noto pastry chef partenopeo è diventata così popolare. La soluzione per chi vuole stupire è replicare la zeppola a casa, ma con un trucchetto decisamente furbo.
E’ Marco Infante, titolare dell’omonima Casa di produzione dolciaria artigianale con sede a Napoli ed a Milano a creare una box per riprodurre con le proprie mani il classico dolce di San Giuseppe esattamente come acquistato in pasticceria. Crema pasticcera, amarene, base già cotta e la sac a poche: tutto l’occorrente per una perfetta zeppola come vuole la tradizione. Il Pastry chef Infante, noto anche per la sua partecipazione a diversi programmi televisivi e per la collaborazione con la chef stellata Rosanna Marziale, è balzato agli onori delle cronache gastronomiche anche per aver creato le versioni in formato ‘zeppola’ di alcuni amatissimi dolci del panorama italiano.
Tiramisù, zuppa inglese, delizia al limone ed addirittura il tipico dolce napoletano di Pasqua ovvero la pastiera, trasformate in delicatezze ‘pret a porter’ tutte da gustare. Le zeppole gourmet si trovano in tutti i punti vendita, ma la suggestione più gradevole impone di gustarle allo Chalet con vista sul Vesuvio: cosa c’è di più piacevole?
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